Tommy Morrison e’ stato campione mondiale dei pesi massimi (pur essendo più noto al grande pubblico per il suo ruolo in Rocky V). Morì nel 2013, per effetto dell virus HIV e del crollo psicologico che lo portò a trascurare le cure.
Si ignora se Morrison avesse già contratto il virus quando ancora combatteva, il che pone problemi in termini di responsabilità sportiva e penale peculiari per gli sport da combattimento .
Mentre, infatti, dove non c’e’ contatto fisico (tennis, ginnastica, atletica) a condizione che non ci siano rischi per la salute non necessariamente l’atleta deve sospendere la sua attività, nel caso della boxe questo dovrebbe accadere immediatamente.
Celare il proprio stato di salute, come sembra abbia fatto Morrison, in un contesto dove è possibile il contagio è una scelta che rileva innanzi tutto dal punto di vista penale, come già affermato con specifico riferimento al HIV dalla giuridprudenza di merito, che ha ritenuto configurabile il reato di lesioni gravissime.
L’indispensabilità di controlli preventivi in discipline a rischio da eseguire a ridosso di una competizione è una misura indispensabile e irrinunciabile che, se non adottata, potrebbe implicare anche responsabilità a catena di organizzatori, tecnici fino ai vertici federali.